5.14.2020

Un contorno di immagini

La componente esoterica della cultura rinascimentale è più che mai evidente nella produzione artistica, e ciò vale in primo luogo per l'Italia, dove il Rinascimento ha avuto origine. Più specificatamente va presa in considerazione la corte estense di Ferrara, nell'ambito della quale erano apertamente incoraggiati gli studi alchemici e astrologici.

A Cosmè Tura (ca 1430-1495), che ne fù uno dei più originali animatori, la pratica alchemica fornì addirittura "il modello"di quella artistica: «Fine dell'alchimia è di indagare e sollecitare la legge interna che spinge la materia a trasformarsi, transustanziarsi,attingere a una perfezione ideale, alla suprema qualità della luce [...] Pittore, il Tura pensa che il proprio compito sia di imitare tutte le materie e, nel processo stesso dell'imitazione (che è un modo di immedesimare la cosa a se stesso), purificarle, sottilizzarle, promuoverle a superiori livelli dell'essere, fino alla luce che è sostanza universale; e questa stessa sostanza universale raffinare e decantare ancora fino a farne spazio che, per lui, non è la più assoluta delle forme, ma la più immateriale delle immagini» (G.C. Argan).

Il senso del magico, nello stesso ambiente ferrarese, riaffiora nella produzione artistica di Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi (ai 1489-1542), la cui opera è ricca di simboli esoterici. Ne è un esempio un suo famoso quadro realizzato attorno al 1530, Giove che dipinge farfalle, forse ispirato a un dialogo tra Mercurio e la Virtù di Leon Battista Alberti. L'interpretazione "letterale" è che si tratti di un'allegoria della pittura: sotto l'impulso dell'ispirazione, Zeus produce immagini lievi e variopinte come le farfalle e Mercurio, nonostante rappresenti il senso pratico, invita fermamente la Virtù, che vorrebbe implorare il re degli dei a fare cose più serie, a tacere.

Ma non si possono ignorare l'associazione di Mercurio-Ermes con l'Ermetismo (a maggior ragione perché il pittore rappresenta il dio nell'atto di ingiungere il silenzio) e il significato che Giove ha nella tradizione ermetica. Infatti è simbolo dello stagno, un metallo leggero che tende verso l'alto ed è collegato all'elemento-aria, dove appunto le farfalle si muovono colorate e leggere.

Quello fatto è solo un esempio della simbologia dossiana, all'interno della quale sono analogamente trattati tanto la mitologia classica (per esempio il personaggio della maga Circe o il viaggio degli Argonauti alla ricerca del "Toson d'oro") quanto i soggetti sacri.

Nel mondo artistico tedesco le influenze dell'arte rinascimentale italiana vennero coniugate con la profonda tradizione mistica locale. Il caso più significativo è quello di Mathias Grùnewald (ca 1460-1528). Nella sua Crocifissione il mistero cristiano è affrontato in maniera drammatica e radicale: al centro la Croce della salvezza e il Figlio di Dio, al culmine della Passione; a sinistra la Vergine che si accascia fra le braccia di san Giovanni Evangelista vinta dal dolore e, inginocchiata, Maria Maddalena, in un'estrema tensione di amore e di speranza; a destra san Giovanni Battista. Questi, apparentemente impassibile, invita a rivolgere l'attenzione sul Salvatore. La scritta in rosso alle sue spalle, tradotta dal latino, suona: «Bisogna che lui cresca e che io sia invece diminuito».

Al di là delle congetture che sono state avanzate sulla "vera" natura dei rapporti tra Gesù, i due Giovanni e la Maddalena, di cui i Rosa-Croce sarebbero stati a conoscenza come di un segreto esplosivo (L.Picknett, C. Prince La rivelazione dei Templari. I custodi segreti della vera identità di cristo, tr. it,(. Milano, 1998), non si può negare che il quadro "parli" un linguaggio essenzialmente simbolico, come suggeriscono tra l'altro alcuni precisi particolari quali il vaso di balsamo accanto a Maria Maddalena o la coppa, Pagnello e il libro che contrassegnano la figura del Battista.

Più esoterici appaiono certi temi o particolari della produzione artistica di Albrecht Dùrer (1471-1528), che viaggiò molto e fu tra l'altro in Italia, in particolare a Venezia, dove tra la fine del 1500 e l'inizio del 1600 regnava un vivace clima culturale, e dove l'artista tedesco entrò in contatto con ambienti neoplatonici. Una sua famosa opera ha sollevato una ridda di interpretazioni. Si tratta dell'incisione che porta il titolo di Melancolia I, realizzata nel 1514.

Dell'umore melanconico,prodotto nel corpo umano dalla bile bianca o naturale, tratta a lungo Agrippa von Nettesheim in La filosofia occulta asserendo tra l'altro: «Quando sí eccita e avvampa, suscita il furore, che ci conduce alla scienza e alla divinazione, sopratutto se può avvalersi dell'ìnflusso dì qualche pianeta, specie di Saturno che, essendo freddo e secco come l'umore malinconico, lo fa in ogni giorno affluire, lo accresce e lo conserva. Inoltre, poiché Saturno è il promotore della contemplazione arcana,alieno da ogni commercio pubblico e altissimo tra i pianeti, richiama incessantemente l'anima dalle preoccupazioni esteriori all'interiorità, e la innalza dalle cose inferiori, trascinandola a quelle sublimi; le dona, infine, la conoscenza e i presentimenti delle cose future» . Nella seconda metà del 1500, in contemporanea con l'esplosione dei conflitti religiosi, gli artisti ne espressero le tensioni orientandosi antiteticamante o verso lo spiritualismo mistico (EL Greco) o verso il naturalismo panteistico (è questo invece il caso di Bruegel). Questa fase della storia dell'arte occidentale, che rientra nel capitolo del Manierismo, precede l'affermazione del Barocco, un orientamento della cultura e del gusto che giunse alla sua piena affermazione nel 1600.

Tanto il Manierismo, in sede artistica «espressione di una classe colta, aristocratica e cosmopolita» (A. Hauser), quanto il primo Barocco, che esaltava « i caratteri emotivi in una teatralità grandiosa», sono da prendere in considerazione se si vuole corredare di immagini "firmate" la manifestazione culturale e storica dei Rosa-Croce.



Melancolia I.

Una delle opere più misteriose di Dùrer, a partire dal numero d'ordine presente nel titolo. Agrippa, nel parlare dell'umore melanconico, chiama in causa anche Aristotele "quando dice che dalla melanconia certi uomini sono resi quasi divini...e che tutti coloro che eccellono in qualsivoglia scienza, per lo più sono melanconici..."

Immagine 1:

Mathias Grùnewald, Crocifissione. L'opera è conservata al Museo di Colmar. Immagine 2:

La primavera,dipinto di Cosimo (detto Cosmè) Turra, conservato nella National Gallery di Londra. L'opera fù realizzata intorno al 1460 per lo studio Belfiore del duca Borso d'Este. Immagine 3:

Dosso Dossi, Giove che dipinge farfalle. L'opera dipinta intorno al 1530, è conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna.