5.14.2020

Fama Fraternitatis e Confessio Fraternitatis

Riassuntivanunte con Fama (termine latino in cui deve essere fatto prevalere il significato di "rendiconto" rispetto a quello di "celebrità") viene citato il primo documento"ufficiale"attestante l'esistenza della Confraternita della Rosa-Croce.

Il titolo per esteso di questa pubblicazione, comparsa a Kassel, capitale dell' Assia, nel l614,è: Fama Fraternitatis, o Rivelazione della Confraternita del nobilissimo Ordine della Rosa-Croce.

Nell'opuscolo viene prime espresso vivo rammarico per la «superbia e la cupidigia dei dotti», che si alimentano di recíproche rivalività e si arroccano su posizioni determinate da «vecchie dottrine» (si citano in particolare Aristotele per la filosofia e Galene per la medicina). Essi, «se solo fossero uniti,potrebbero comporre un Liber naturae "Libro della natura" ,o regula "metodo" di tutte le arti, raccogliendo nozioni da tutto ciò che Dio ci ha donato così generosamente in questa età».

Per una «riforma generale», secondo il documento,avrebbe «faticato molto e per lungo tempo» il (fondatore della Confraternita appunto presentata nell'opuscolo, il Fratello C.R.C. Di lui si dice che era tedesco, conoscitore del greco e del latino per essere stato messo in convento all'età di cinque anni, affidato alle cure del fratello P.A.L., che ìn seguìto lo avrebbe porIato con sé in Oriente, con l'intenzione di visitare il Santo Sepolcro.

P.A.L. morì a Cipro e C.R.C. proseguì il viaggio da solo per raggiungere Damasco. Ma «si trattenne per via» a causa dì una malattia. Comunque, esercitando l'arte della medicina, sì guadagnò, ben presto la stima dei Turchi. A Damasco arrivò, finalmente, all'età di sedici anni, accolto dai «saggi» locali «come se lo avessero atteso da mollo tempo». La permanenza in questa città gli offrì l'opportunità di imparare l'arabo e di tradurre in latino un testo prezioso indicato come Liber M, inoltre di approfondire le conoscenze di fisica e dì matematica, nonché apprendere i segreti della natura. Dopo tre anni di permanenza a Damasco C.R.C. si rimise in viaggio e arrivò in Egitto, dove si dedicò allo studio di «piante e creature».

Su consiglio degli «Arabi» andò poi a Fez, luminoso centro di pratiche magiche: si dice che il grandissimo scienziato Djabir-Ibn-Hajjan, conosciuto anche con il nome di Geber (o Jabir) e vissuto tra l'VIII e il IX secolo d.C., vi avesse fondato una società alchimistica che gli sopravvisse per molti secoli. Il fatto che fossero stati proprio gli «Arabi» a indirizzarlo in quella "culla" di sapere fu commentato dall'autore della Fama così: «E' motivo di grande vergogna per noi che sapienti tanto lontani gli uni dagli altri non solo siano concordì ed evitino ogni scritto polemico, ma siano così pronti e fiduciosi, sotto il vincolo del segreto,a comunicarsi i loro segreti».

La meta successiva fu la Spagna, dove i dotti locali accolsero con disappunto l'invito di C.R.C. ad arricchire il loro sapere con il prezioso patrimonio acquisito da C.R.C. nella sua permanenza nel mondo arabo, per paura di mettersi in discussione e soprattutto di giocarsi il prestigio acquisito. «Colui che tanto ama l'irrequietezza» dice il documento «sia lui il riformatore. Lo stesso ritornello gli fu ripetuto in altre nazioni», con sua somma costernazione. Egli infatti aveva auspicato che la circolazione del vero sapere avrebbe reso possibile anche in Europa il costituirsi di una «società che possedesse oro, argento e pietre preziose in abbondanza, e li distribuisse ai re per soddisfare le loro necessità e i loro scopi legittimi; una società che educasse i governanti ad apprendere tutto ciò che Dio a concesso all'uomo di conoscere e, in caso di necessità, li soccorresse con i loro consigli, come gli oracoli pagani».

Alla fine C.R.C. tornò in Germania e riallacciò i contatti con tre Fratelli del convento dove era stato educato. Questo sarebbe stato il nucleo originario, cui ben presto si aggiunsero altri quattro Fratelli, della Confraternita della Rosa-Croce.

Consolidato il patrimonio comune della «filosofia segreta e manifesta», questi saggi si diedero delle "regole": esercitare esclusivamente e gratuitamente la medicina; non differenziarsi dal resto degli uomini per una divisa particolare; incontrarsi annualmente nella «Casa dello Spirito Santo»; procurarsi un successore, in una «persona degna»; adottare la Rosa-Croce come «unico suggello e segno distintivo»; mantenere il segreto sull'esistenza della Confraternita per la durata di cento anni.

II documento si conclude con una minuziosa descrizione, in un linguaggio per iniziati, del rinvenimento, avvenuto centoventi anni dopo la morte della tomba di C.R.C.; con l'affermazione della certezza a proposito di una prossima «riforma generale delle cose divine e umane»; con il caldo invito, evidentemente rivolto a persone "illuminate", a confluire nella Confraternita; infine con l'enunciazione della sua «religione e credenza», estesa anche alla visione della politica.

Con un esplicito richiamo alla Fama Fraternitatis, in cui era per altro citato, fu pubblicato nel 1615, sempre a Kassel, un secondo opuscolo, dal titolo: Confessio Fraternitatis, o Confessione dell'encomiabile Confraternita dello stimatissimo Ordine della Rosa-Croce, a tutti i dotti d' Europa. Era preceduto da una Breve riflessione sulla filosofia più segreta, attribuita a tale Filippo da Gabella (forse una distorsione per "Cabala"). Sul retro del frontespizio era stampata una citazione dal Genesi: «Ti dia Iddio la rugiada e l'opulenza della terra», la stessa citazione riportata nel frontespizio della Monade geroglifica di John Dee,di cui la Breve riflessione rivela una precisa conoscenza.

L'attacco della Confessio ha un tono millenaristico: «E Iehova, nostro Sionore, a capovolgere l'ordine della natura (il suo Sabato è imminente ed Egli si affretta a ricondurre il mondo agli inizi, perché il suo periodo o corso è giunto a termine) e quanto prima d'ora è stato perseguito invano e con molta fatica e sforzo instancabile viene ora rivelato...»

Ribadita l'adesione a una superiore filosofia che intende l'uomo come microcosmo e richiamata la lezione sapienziale del buon padre Christian Rosenkreutz, l'estensore dell'opuscolo attribuisce a Dio il disegno di allargare la cerchia degli adepti della Confraternita, a proposito della quale si accenna a una futura «divisione per gradi», sull'esempio dell'ordinamento politico adottato a Damasco, in Arabia. «Lì infatti vi sono al governo solo uomini savi e intelligenti, che emanano leggi particolari con il permesso del re; seguendo il loro esempio verrà istituito un governo simile in Europa..., ma prima dovranno compiersi e accadere gli eventi che debbono precederlo.» Fra questi ultimi, «l'annientamento» del papa di Roma («egli sarà dilaniato con le unghie e una nuova voce porrà fine al suo raglio d'asino»).

Che nel disegno di Dio si preparino tempi nuovi è tra l'altro dimostrato dalla comparsa di nuove stelle nelle costellazioni del Serpentario e del Cigno, anche se vi sono ancora sul cammino «alcune penne d'Aquila» da rimuovere.

La raccomandazione, rivolta a tutti, è quella di attenersi alla Bibbia e di farne la regola della vita, per gli studiosi in particolare quella di ricercare la conoscenza della natura, che rappresenta un obiettivo spiritualmente ben più elevato della trasmutarioue dei metalli, benché anche questa possibilità sia un «dono di Dio». Terminato l'attacco contro i falsì alchimisti, la Confessio rinnova l'invito ad aderire alla Confraternita, che dispenserà ai nuovi adepti i suoi tesori di sapienza, purché verifichi la buona intenzione.

Da ciò, la conclusione: «Anche se noi siamo in grado di arricchire l'universo intero, instillargli sapere e liberarlo da innumerevoli miserie, non cì riveleremo ad anima viva,se Dio non lo approva; colui che pensa di ottenere beneficio e partecipare delle nostre ricchezze e del nostro sapere senza e contro la volontà di Dio, perderà la sua vita nel cercarci e ricercarci anziché trovarci e raggiungere l'ambita felicità della Confraternita della Rosa-Croce».

Nonostante il grande scalpore suscitato dalla Fama e dalla Confessio, cui generalmente cì si riferisce come ai manifesti rosacrociani, non risulta che i molti dotti disposti ad accoglierne l'appello siano riusciti a mettersi in contatto con la Confraternita. Ciò ha indotto molti scettici a pensare che si fosse trattato di una colossale burla, anche se l'adesione all'istanza del segreto potrebbe benissimo spiegare la mancanza di prove in proposito.